“…io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare.” SAMUEL BELLAMY (Pirata alle Antille nel XVIII secolo). Queste le note del retro di copertina di questo CD di Fabrizio De Andre’ che risale al 1990.
Qualche tempo fa, in giro per i negozi di musica della capitale, mi sono imbattuto in una edizione “24 bit digital remastering” di questo stupendo CD di Fabrizio de Andre’. Pur possedendo tutti i suoi CD e anche qualche LP, la curiosita’ era troppa e non ho saputo resistere. Appena tornato a casa mi sono reso immediatamente conto della rinnovata bellezza di quest’opera che e’ una delle mie preferite di De Andre’. Anche se il CD gia’ splende di luce propria per le parole e la musica ivi contenute, e’ come se fosse stato tolto un velo che in qualche modo offuscava lo splendore di quest’opera senza tempo. La voce calda di Fabrizio acquista corpo, vigore e naturalezza, il suono riacquista la sua giusta proporzione. Uno splendido CD da ascoltare e riascoltare.
Riporto di seguito e integralmente la recensione di un appassionato (Pierpaolo), tratta dal sito ViaDelCampo (un omaggio a Fabrizio De Andre’: la discografia, i testi, le immagini, le copertine, la bibliografia, …).
Dopo “Creuza de ma” Fabrizio avrebbe voluto dare un seguito a quel disco epocale e assieme a Mauro Pagani decisero di partire in barca a vela (battezzata Jamin-a) verso la Grecia e la Turchia per andare da vicino a conoscere altre musiche e sonorità del bacino mediterraneo ma dopo parecchi mesi ritornarono indietro con molte cose ma senza le idee giuste per continuare quel progetto. Fabrizio quindi decise di non dare un seguito all’esperienza di “Creuza” ma di dare vita ad un progetto nuovo partendo come idea dalla commedia “Le nuvole” di Aristofane. Nella sua opera Aristofane identificava con “le nuvole” i sofisti, portatori di concetti rivoluzionari rispetto alle sue idee conservatrici, invece nel lavoro di Fabrizio “Le nuvole” avrebbero simboleggiato i potenti che (nel ‘90 eravamo in piena era pre-tangentopoli) spadroneggiavano in Italia senza alcuna remora morale impedendo al popolo di vedere la verità. L’album è diviso in due parti la prima riguarda i potenti, la seconda il popolo e da qui si capisce l’uso dell’italiano nei primi quattro brani e l’uso del dialetto negli altri quattro. Per le musiche Pagani introduce a Fabrizio il musicista Piero Milesi, che sarà una presenza fondamentale anche in “Anime salve”. Il brano di apertura “Le nuvole” è molto particolare: due voci femminili, una anziana e una più giovane, che parlano su un tappeto sonoro sognante e intenso (il brano fu premiato al premio Tenco come miglior canzone dell’anno). Il terzo è uno dei brani più noti di Fabrizio ,”Don Raffaè” scritto con Massimo Bubola, ed è una denuncia contro le condizioni paradossali in cui vivono alcuni secondini che devono fare da camerieri a boss influenti che pur essendo in galera hanno la stessa influenza e lo stesso “potere” di quando erano in libertà. “Ottocento” è un pezzo complesso che assembla il melodramma allo yodel cosa che lo rende decisamente surreale e che sembra fare da prologo a “La domenica delle salme“, uno dei pezzi più politici mai incisi da Fabrizio. Nel brano si respira un era “pre Weimar” (il periodo storico che preludeva al nazismo) dove Fabrizio descrive il clima cupo presente in Italia alla fine degli anni 80, clima sospeso tra la reazione conservatrice e la fine delle ideologie e delle utopie dove il popolo-cicala si limita alla “vibrante” protesta. Con “Mégu Megún” e “‘A çímma” si torna a respirare l’amato dialetto genovese, da ricordare che i testi sono stati scritti da Fabrizio e Ivano Fossati , inizio di una collaborazione che continuerà anche in “Anime salve”. “La nova gelosia“: “come riporta il libretto stesso, la “gelosia” e’ in dialetto il serramento della finestra, per cui la canzone non e’ altro -secondo me- che le parole di una persona semplice, affascinata da questa serratura nuova… che diventa un oggetto di desiderio e di ammirazione incantata” (*), mentre “Monti di Mola” è un ennesimo omaggio alla sua terra di adozione: la Sardegna, dove si racconta l’impossibile storia d’amore tra un giovanotto ed un asina. (*) contributo di Alessandro Ranellucci.
Anche se ormai tutti gli appassionati gia’ lo sapranno, voglio segnalare la disponibilita’ di un triplo cofanetto dedicato a Fabrizio De Andre’ e intitolato “In direzione ostinata e contraria“, 54 i brani contenuti nei 3 CD. Esso e’ stato ottenuto a partire dai nastri originali analogici recuperati dagli archivi, restaurati e digitalizzati in DSD. Sotto certi aspetti la qualita’ tecnica di alcuni pezzi contenuti nella raccolta e’ ancora migliore delle riedizioni a 24 bit gia’ uscite sul mercato. Devo dire che alcuni pezzi (quelli che ho avuto modo di confrontare) sono molto vicini alle corrispondenti edizioni analogiche su vinile, soprattutto per la ricchezza di armoniche e per il tono della voce di Fabrizio, molto ricca di note basse. Imperdibile per gli appassionati e non solo.
Elenco brani: 01. Le nuvole 2′16″; 02. Ottocento 4′56″; 03. Don Raffaè (Testo De André e Massimo Bubola - Musica di De André e Mauro Pagani) 4′08″; 04. La domenica delle salme 7′35″; 05. Mégu Megún (Testo De André e Ivano Fossati - Musica di De André e Mauro Pagani) 5′22″; 06. La nova gelosia (Testo e Musica di Anonimo) 3′04″; 07. ‘Â çímma (Testo De André e Ivano Fossati - Musica di De André e Mauro Pagani) 6′18″; 08. Monti di Mola 7′45″.
Il sito ufficiale della Fondazione De Andre’.